Saint-Exupéry: un'avventura interiore by Stan Rougier & Béatrice Guibert

autore:Stan Rougier & Béatrice Guibert [Rougier, Stan & Guibert, Béatrice]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Scintille, Vita spirituale, Gesù, Letteratura, Saint-Exupéry
editore: Edizioni Qiqajon
pubblicato: 2024-05-12T17:18:00+00:00

IL SILENZIO, SPAZIO DELLO SPIRITO

Lo spazio di cui lo spirito ha bisogno per dispiegare le sue ali è il silenzio 123.

L’anima è il luogo della relazione:

La mente ragiona, l’anima risuona; la mente si muove, l’anima si commuove; la mente comunica, l’anima è in comunione 124.

Il silenzio è un linguaggio con molti significati diversi: silenzio contemplazione, silenzio ascolto, silenzio rispetto, silenzio complice, ma anche silenzio omertà, silenzio vigliaccheria, silenzio inquieto dell’attesa, silenzio nostalgico del ricordo, silenzio imbronciato, silenzio rifugio, silenzio assenza, silenzio pacificante, silenzio opprimente, silenzio pesante prima della tempesta…

Nella Bibbia la parola e il silenzio formano una coppia in cui il silenzio è al servizio della parola. C’è “un tempo per tacere e un tempo per parlare” (Qo 3,7). Il silenzio è spesso onorato nel libro dei Salmi:

Io invece resto quieto e silenzioso:

come un bimbo svezzato in braccio a sua madre (Sal 131,2).

Il silenzio occupa un posto molto speciale fra le realtà che Saint-Exupéry magnifica:

Silenzio delle parole interiori, perché è bene che tu ritrovi Dio che è silenzio nell’eterno 125.

È difficile cogliere una conversazione in mezzo al frastuono: le onde particolari delle parole non vengono più captate, non si possono più interpretare, e le condizioni dello scambio sono alterate, a volte fino al punto di rottura.

Dio conduce il suo popolo nel deserto, lontano dal tumulto della civiltà, per parlare al suo cuore (cf. Os 2,16). Il deserto (midbar in ebraico) ha un legame con la parola (daḇar). Nella Bibbia non è forse questo un luogo speciale dove Dio parla? “Ascolta, Israele!”. Questo grido di Dio apre la fede ebraica.

Cerchiamo Dio nel fragore del fulmine o nella violenza di un terremoto, mentre egli è nel “mormorio di un silenzio (demamah) profondo” (1Re 19,12). Il culmine della trascendenza non è l’imporsi di Dio come un monarca; al contrario, è farsi da parte, come un principe innamorato di una pastorella!

Vigilanza di Dio sulla nostra febbre, mantello di Dio sull’inquietudine degli uomini 126.

Cristo paragona la Parola a un seme che germoglia nel silenzio delle profondità della terra (cf. Mc 4,26). Nel ritratto della madre di Gesù che ci viene presentato, sono soprattutto questa attenzione, questa presenza, questo ascolto a toccarci. “Maria … custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Gesù fa l’elogio di Maria, la sorella di Lazzaro, che tace e resta immobile ad ascoltarlo (cf. Lc 10,42).

Chi siamo noi, quando nulla attrae i nostri sensi?

Ho sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede niente. Non si sente niente. Eppure qualcosa risplende in silenzio… 127.

Questo “qualcosa”, un giorno di grazia, si rivela essere “Qualcuno”.

Nel domenicano che prega vi è una presenza densa. Quest’uomo non è mai più uomo se non quando se ne sta prosternato e immobile 128.

Durante un anno di noviziato domenicano ho riflettuto ogni giorno su questa domanda: “Quanto valiamo una volta immobili?” 129. Il tempo passava in un silenzio che era appena disturbato da brevi ricreazioni e da una passeggiata domenicale.

Queste oasi di silenzio sono spazi in cui la nostra anima può espandersi.

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